T’amo, mia vita
Ovvero come cantare il proprio destino

Concerto finale degli allievi del II e III anno di corso
A cura di Marco Toller

Giovedì 29 giugno 2023, ore 21.00

Amore e pena, soli miei compagni!
Lungo la strada, un tiglio si leva:
là, finalmente, in sonno riposai.
Sotto il tiglio, che fiorì come neve
su me versava, io dimenticai
come la vita fa male, e tutto fu di nuovo
bello! tutto! l'amore e la pena
e il mondo e il sogno!
G. Mahler (1860 -1911)

Il canto di un giovane “in cammino” apre il ciclo di canti che quest’anno presentiamo come concerto finale del II e III anno di corso. E questo lied iniziale si dispiega già con le movenze di una marcia funebre: la vita appena iniziata già prematuramente si conclude? Mahler in realtà ci mette in guardia attraverso la sua accorta armonizzazione del canto: il modo infatti ondeggia costantemente -e con ambiguità- tra minore e maggiore, forse non è la fine estrema, ma la morte sì di illusioni, aspettative e del legame con la casa natale, che prelude al vero e proprio inizio di un cammino di maturazione. La trasfigurazione avviene sotto l’albero sacro per eccellenza nella tradizione norrena: il tiglio. Per Mahler solo la panica immersione nella natura ci offre la visione sulla realtà della nostra esistenza.
Su questo tema così cruciale si snodano i brani selezionati quest’anno per indagare come il canto, attraverso i secoli, celebri la Vita e ne esalti la sua dimensione di pienezza attraversando l’intera sua gamma emotiva. L’atto stesso del canto è infatti un’azione consapevole e sapiente che impregna l’istante del nostro senso del vivere. Nulla è dato per scontato, ogni momento è portatore di significato quando cantiamo e la vita si ‘densifica’ attraverso il fuoco dello sforzo volontario e della sfida all’ignoto.
Ecco allora che sulla scena una via si disegna mutevole, di volta in volta retta o tortuosa, guida o distrazione per il compimento del nostro destino a simboleggiare le molteplici visioni che il canto ci offre sulla nostra avventura terrena. Il canone di Haydn, all’inizio, ad esempio è l’augurio ad una vita nascente di poter trovare come guida della propria esistenza le sante virtù; mentre i due madrigali successivi di Monteverdi descrivono anch’essi due altri fasi: quella dell’infatuazione amorosa nel primo in cui la fonte di vita è nella sola esistenza dell’essere amato, mentre nel secondo, composto al termine della sua vita, attraverso i celeberrimi versi di Petrarca, si profila uno sguardo retrospettivo che fa ammenda del “giovenile errore” per arrivare all’amara conclusione che “quanto piace al mondo è breve sogno”. La tradizione del madrigale italiano viene reinterpretata poi in chiave contemporanea da Lauridsen, dove è il dolore stesso d’amore e il suo lamento fonte di vita per l’amante. E dopo la scomposizione sognante del testo musicato da Whitacre dove la vita si fa compagna di sentimenti e condizioni ritenute potenzialmente immortali, è proprio con il tema della morte che si confrontano gli ultimi due brani corali (oltre che i due lieder di Mahler intercalati ad essi): l’ultimo brano (uno spiritual) affida alla dimensione ultraterrena la risoluzione di tutti i conflitti della nostra esistenza, mentre il testo musicato tratto dal celebre sonetto n. 18 di W. Shakespeare, riconosce all’Arte una capacità di rendere immortale l’effimera vita terrena, così come si diceva all’inizio per il canto, altrettanto la poesia assume il ruolo di immortalare i moti passeggeri di anime in cammino:
“[…] Nor shall Death brag thou wander'st in his shade,
When in eternal lines to time thou grow'st:
So long as men can breathe or eyes can see,
So long lives this and this gives life to thee.»

(“Né dovrà la morte farsi vanto che tu vaghi nella sua ombra,/Quando in eterni versi, nel tempo tu crescerai:/Finché uomini respireranno o occhi potranno vedere,/Queste parole vivranno, e daranno vita a te.”)

Programma:

G. Mahler (1860 -1911) Die zwei blauen Augen
(Lieder eines fahrenden Gesellen)
F. J. Haydn (1732 -1809) Die Mutter an ihr Kind in der Wiege
G. Mahler Das irdische Leben
(Des Knaben Wunderhorn)
G. F. Handel (1685 -1789) Del mio sol vezzosi rai (Ariodante)
C. Monteverdi (1567 -1643) T’amo, mia vita (V libro de madrigali)
G. F. Handel Non so se sia la speme (Serse)
C. Monteverdi Voi ch’ascoltate (Selva morale e spirituale)
G. F. Handel Deggio dunque, oh Dio, lasciarti (Radamisto)
W. A. Mozart (1756 -’91) Il desio di vendetta (Lucio Silla)
M. Lauridsen (1943) Io piango (Madrigali)
N. Rorem (1923 -2022) Full of life
E. Whitacre (1970) Hope, faith, life, love
G. Mahler Wenn mein Schatz Hochzeit macht
(Lieder eines fahrenden Gesellen)
After Queen/M. Toller Sonnet 18
G. Mahler Urlicht (Des Knaben Wunderhorn)
Anonimo (arr. B. Chilcott) All my trials

Solisti del III anno: Filippo Stella, Dario Furini, Alessio Sallustio, Sofia Longhini, Agata Alma Sala, Alessandro Fuligna, Francesca Maurino, Lorenzo Prestipino, Enrico Brusi.

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