Dimostrazione finale di lavoro del corso di Esercitazioni e pratiche vocali a cura di Marco Toller, e del corso di Danza contemporanea a cura di Marta Bevilacqua, con lo zampino registico di Claudio de Maglio.
Kein Musik ist ja nicht auf Erden, Die unsrer verglichen kann werden
“Nessuna musica giù in terra suona, che stia qui con la nostra a paragone. Undicimila vergini preclare si fan coraggio ed osano danzare. Anche Sant'Orsola ride, a quei gesti. Cecilia con i parenti sono musici di corte eccellenti. Le voci angeliche scuotono i sensi dal gelo, perché tutto alla gioia si desti!” (da “Das himmlische Leben”).
Ci sentiamo tutti stranieri in Paradiso, sia esso luogo fisico o dell’anima, idealizzato o negato, nel quale le dure contraddizioni della vita terrestre sembrano svanire. In antico iranico – lingua da cui proviene l’etimo originario “pairidaeza” (luogo recintato) – veniva definito anche come “Casa del Canto”, e invero da sempre è rappresentato come luogo in cui le arti , danza e musica in particolare, sono l’unico cimento dei suoi abitanti.
Partendo dal famoso brano “Stranger in Paradise”, tratto dal musical ‘Kismet’ (1953) che elabora musiche originali di Borodin, abbiamo esplorato questo senso di estraneità ed inadeguatezza come viene declinato nel corso dei secoli attraverso diverse composizioni musicali: straniero in Paradiso si sente l’amato che viene accolto nelle grazie dell’amata (ad esempio nelle composizioni di Dufay o Monteverdi), scopritore straniero di un nuovo Paradiso terrestre è Vasco De Gama nell’opera di Meyerbeer, si ritiene invece straniero al Paradiso chi -come nel brano gregoriano o nel canone di Haydn ‘Die Welt’- è oppresso dalle ingiustizie e tormenti del nostro mondo. Infine straniero che osa violare il Paradiso è anche Mefistofele, sfrontato provocatore che rivaleggia per scherno con il sommo creatore.
In occasione del centenario della morte del compositore Arrigo Boito e dei 150 dalla prima della sua opera più famosa, abbiamo voluto riproporre alcune parti di questa rielaborazione del mito di Faust di Goethe: attraverso un’accesa dialettica tra temi contrastanti, sonorità rarefatte o poderose, una rapida alternanza di modo maggiore e minore, timbri celestiali e terrigni, anche in questo caso la musica è in grado di esprimere il profondo senso di dualità che la visione paradisiaca accende nei nostri animi.
programma della serata
R. Wagner (1813 –’83) Die Engel
P. Hindemith (1895 -1963) Wer sich die Musik erkiest
A, Boito (1842 -1918) Dai campi, dai prati, da “Mefistofele”
Trad. gregoriana Circumdederunt me gemitus mortis
A. Boito Ecco il mondo, da “Mefistofele”
Libre Vermell Montserrat Imperayritz de la ciudad ioyosa
W.de Wycombe (fl. 1270 –’90) Alleluja, Christo iubilemus
L. Delibes (1836 –’91) Dome èpais, da “Lakmé”
G. Dufay (1397 - 1474) Quel fronte signorile
C. Monteverdi (1567 -1643) Dolcemente dormiva la mia Clori
Anonimo Dona nobis pacem
G. Mahler (1860 – 1911) Das himmlische Leben (4° movimento dalla IV sinfonia)
F.J.Haydn (1732 -1809) Die Welt
Trad., arr. S. Barnett Goin’ home to God
G. Meyerbeer (1791 -1864) O Paradis, da “L’Africana”
Wright & Forrest/Borodin Stranger in Paradise
G. Verdi (1813 – 1901) Morte di Rodrigo, da “Don Carlo”
A. Boito Prologo in Cielo, da “Mefistofele”