Con “Una cosa. Dialogo tra Pasolini e la generazione zeta”, trova il suo compimento il Corso Propedeutico dell’a.a. 2021/2022 con una bella e coinvolgente prova aperta finale che ha visto in scena i ventiquattro allievi iscritti guidati in questa ultima fase di approfondimento dal regista Andrea Collavino.
Il Corso propedeutico è stato ideato per accompagnare i ‘primi passi’ nell’incontro con le tecniche di formazione attoriali in modo graduale ed organico per offrire nel contempo un servizio di conoscenza e orientamento al mestiere dell’attore, la consapevolezza dei propri mezzi espressivi, delle proprie attitudini, e di quanto fa parte della didattica del teatro. Nel suo insieme di attività si è svolto nell’arco di cinque mesi dedicati alle discipline di base che formano l’attore: Training, Storia del Teatro, Danza contemporanea, Musica, Dizione… Lezioni curate dagli stessi docenti impegnati con il corso triennale della Nico Pepe su un percorso parallelo dedicato principalmente a tutti gli interessati che coltivano il desiderio di entrare in una scuola di teatro. La performance finale “Una cosa. Dialogo tra Pasolini e la generazione zeta” ha raccolto i frutti di un lavoro di improvvisazione teatrale, di scandaglio ed emersione di temi guida nati dal dialogo tra i ragazzi a partire dagli stimoli proposti dai riferimenti illustrati da Andrea Collavino: << Questo lavoro è un tentativo di indagine sulla generazione zeta, e anche su come questa si rapporti con la memoria e l’eredità di Pasolini. Cosa rimane del pensiero e del corpo di Pasolini in questa che è la società prefigurata da lui, ben prima che si vedessero le conseguenze del cambiamento in senso borghese dell’Italia? È un viaggio che prende spunto da alcuni testi poetici presi da “Poesia in forma di Rosa”. Le domande che poniamo a 24 ragazze e ragazzi, e che essi stessi si pongono, aprono i nostri occhi alle paure, ai pensieri, ai sentimenti e alle aspettative della generazione prossima a divenire responsabile del proprio e del nostro futuro. Per me infine è un confronto con le origini del mio lavoro iniziato vent’anni fa con “Il sogno di una cosa” e un punto da cui ripartire. >>
Corre intanto il corso triennale… con Maurizio Schmidt ospite prestigioso sul terzo anno di corso per un ciclo di lezioni dedicate a un capolavoro di tutti i tempi come “Il Gabbiano” di Anton Cechov. Schmidt è ospite fisso del corso di studi della Nico Pepe, già direttore della Scuola “Paolo Grassi” di Milano vanta una carriera di attore per il teatro e per il cinema oltre che di regista, pedagogo in molte scuole in Italia e all’estero e fondatore della compagnia teatrale Farneto Teatro. Il lavoro con gli allievi viene condotto a partire dal training di base secondo il metodo di Michail Cechov dedicato al “gesto psicologico” per poi passare all’analisi strutturale drammaturgica del testo e alle prove di improvvisazione delle diverse scene. Con il proseguire e approfondirsi del lavoro gli allievi mettono alla prova la propria creatività e fantasia e le tre fasi di lavoro, training-analisi-scene, tendono a mescolarsi e sovrapporsi… Accanto a questo si aggiungono delle sessioni di lavoro davanti alla macchina da presa con le quali allievi attori hanno modo di sperimentare la loro recitazione in un altro ambito, attraverso una fase finale di verifica del proprio lavoro che consiste nel rivedere le scene girate e prendere consapevolezza delle proprie particolarità, vocali ed espressive.
Siamo felici di tenervi aggiornati… intanto l’Accademia Nico Pepe continua la sua navigazione in scoperta e proposta di nuovi orizzonti teatrali…