L’amicizia come un filo invisibile che tiene legate e connesse le nostre esistenze è il tema che percorre in modo più o meno esplicito il materiale musicale affrontato quest’anno con gli allievi del II e III anno di corso. Quello dell’amicizia è spesso un intreccio dalla trama non limpida, fatta di nodi, rotture e attorcigliamenti che testimoniano la sfida che questo sentimento propone al nostro senso di giustizia morale e fedeltà.
Il canto, che da sempre tesse trame invisibili tra gli uomini, fatte di accordi e dissonanze, diventa in questo senso una provocazione per la trasparenza delle nostre relazioni e un invito a rinnovare il patto di lealtà nella nostra vita sociale.
Così nel programma che stasera viene presentato, tanto i brani solistici quanto quelli corali, propongono momenti di riflessione cantata sul valore dell’amicizia, sia quando venga messa in discussione, come nell’opera di Mozart La clemenza di Tito, in cui Tito sembra venir tradito proprio dal suo amico più vicino, Sesto, sia quando invece questo sentimento può resistere o addirittura aiutare a superare i momenti più duri e tragici della propria esistenza. È questo il caso del legame che unisce Don Carlo a Rodrigo, nella monumentale opera di Verdi Don Carlo, che diviene l’unico sostegno al fragile spirito del protagonista e un patto di lealtà pagato infine con la morte, fiera e appassionata, di Rodrigo stesso. Oppure, a fianco di questi toni più accesi, troviamo la sua valenza intima e consolatoria nell’aria di Elisabetta che deve dire addio alla sua fedele compagna, contessa di Aremberg, cacciata ingiustamente dal re Filippo II.
A questi momenti di riflessione dei brani solistici si intrecciano i pezzi corali che amplificano e riverberano le diverse accezioni di questo legame profondo: dal significato ambiguo dato alla figura dell’amico nel canone di Haydn, al rovesciamento negativo del legame nell’inimicizia (forse nodo ancor più saldo che all’altro ci tiene legati) causata dalla delusione d’amore, come espresso nel testo di Giovan Battista Marino messo in musica da Monteverdi, in cui il canto diventa l’unico modo per esprimere una forza vitale di riscossa (“Se desti morte al cor, dà vita al canto” è proprio il verso che chiude il componimento).
Mentre in Come away death, su testo di Shakespeare (dalla Dodicesima notte), si rifiuta il tributo dell’amicizia perfino nelle esequie funebri, come segno di totale oblio, i successivi due brani corali richiamano invece il valore di questo legame eterno anche quando, come nel caso di Auld Lang Syne, un vero e proprio inno al valore dell’amicizia, gli amici debbano dirsi addio. Riguardo a quest’ultima canzone è curioso segnalare che, pur essendo il testo originale in scozzese e pubblicato la prima volta dal poeta Robert Burns, pare probabile che l’autore fosse un italiano, tale Davide Rizzio, musicista e diplomatico del XVI secolo, inviato dai Savoia alla corte di Maria Stuart a Edimburgo e divenuto forse suo amante. Questi verrà poi barbaramente ucciso, di fronte alla regina, all’epoca incinta del futuro Giacomo VI, dai sicari vicini ad Enrico, suo marito: una vivida testimonianza di come la vita porti a volte ad annodare in lacci mortali questi invisibili legami che tessiamo l’uno con l’altro.

Logo-Nico-Pepe-Cdm-2018-600x120

Contatti & Info

Largo Ospedale Vecchio, 10 33100 Udine

+39 0432 504340
accademiateatrale@nicopepe.it

2024 ©  Civica Accademia Nico Pepe - All Rights Res. - P.I. 02072190305

    Stay Social!

Privacy & Policy | art direction: LuckyDesign